
Gliel'ho detto apertamente. Del cibo, di quello che combino, di quanto sia frustrante perdere due chili e riprenderli, e poi riperderli e poi abbuffarsi e poi piangere. Venerdì sera, dopo aver visto passare troppe ragazze perfette e vestite come avrei voluto essere vestita io. Io, con i miei pantaloncini sopra il ginocchio e un maglioncino perché mi vergognavo della pancia, delle braccia, del seno. Avevo bevuto uno Spritz e qualche birra a stomaco vuoto, e la lingua si è sciolta troppo. E c'erano sempre quelle ragazze
con le loro gambe magre che continuavano a camminarmi davanti. Lui la faceva facile, -Se ti abbuffi è perché non mangi abbastanza-, -Devi mangiare regolare, poco ma almeno 5 volte al giorno-, -E' inutile digiunare- e altre cazzate del genere. E allora gli ho spiegato che non c'entra solo il fatto di voler dimagrire, ma che
mi piace troppo pensare di non aver bisogno di mangiare. Che vedere gli altri ingoiare cibo mentre io rimango a guardare mi fa sentire bene, perché io non ho bisogno di soddisfare la mia fame. Poi è arrivata troppa gente, non sapevo più dove guardare, mi è venuta l'ansia, la pressione è calata di botto, non riuscivo più a respirare. Ho dovuto bere del succo di frutta per iniziare di nuovo a vedere lucido. E il discorso è finito lì.
Sabato sera sono andata a cena da lui, aveva preparato un sacco di cose che ho mangiato per non sembrare una stronza che non apprezza il lavoro degli altri. Ovviamente mi sentivo una vacca, una triste grassa vacca pronta da portare al macello per farci del filetto, ma comunque siamo usciti -mica vuoi stare a casa di sabato sera, no?-. E mentre ci avviavamo al solito posto io non parlavo, persa ad osservare la mia massa informe e traballante ad ogni vetrina disponibile, così lui ha deciso di provare a fare il simpatico dicendomi -Che hai? Ti ho fatto mangiare troppo rovinandoti la dieta?- sperando di farmi ridere. Gli ho risposto che non avrei dovuto parlargli di quelle cose, perché tanto le prende come una stronzata, e lui si è scusato. Ciò non toglie il fatto che tanto non lo capirà mai, e che è inutile sprecare altro tempo per parlargli di tutto quello che mi passa per la testa. Tanto sono tutte stronzate, giusto?